Murales
Per le strade di Tonara, come in una galleria a cielo aperto, è possibile ammirare numerosi murales. L’esempio più antico risale al 1978, quando l’amministrazione comunale promosse la prima Sagra del Torrone e dell’Artigianato che si svolse in concomitanza con il primo Incontro Culturale “Peppinu Mereu”, avente come tema principale i trent’anni di autonomia in Sardegna. In quell’occasione l’artista senese Francesco Del Casino, che da poco tempo aveva iniziato a istoriare i muri di Orgosolo con opere a tema politico e sociale, volle dedicare un lavoro proprio al poeta tonarese: collocato nella via principale e andato perduto nel corso degli anni, è stato replicato nel rione Su Pranu da Francesco Moretti e dagli allievi di un suo laboratorio didattico grazie a testimonianze fotografiche del periodo.
La maggior parte delle pitture attualmente apprezzabili è stata invece ideata in anni più recenti: eseguite da autori di risonanza locale, nazionale e internazionale (ma anche da semplici studenti) in coincidenza con iniziative dedicate e laboratori didattici, esse tracciano un itinerario tra i rioni del paese che consente di raccontarne l’identità, la continuità del tempo passato in quello presente e il rapporto con il mondo inteso come apertura, accoglienza e ospitalità nei confronti del nuovo, dello straniero e del diverso. Chi si trova a passeggiare per le vie di questo borgo di montagna può dunque familiarizzare con i tratti principali della sua storia e della sua tradizione grazie a uno storytelling visivo che dà forma e colore proprio ai suoi aspetti più iconici e rappresentativi. A questo scopo, una mappa completa è stata resa disponibile in un link dedicato, posto in apertura dell’account Instagram ufficiale del Comune (@Comune_di_Tonara).
Diversi murales sono dedicati al territorio, alla natura e al rapporto dell’uomo con l’ambiente: sulle pareti del Teatro Comunale ecco dunque sia lo “skyline” di Tonara, con le case colorate e la tipica suddivisione in rioni (Piazza del Teatro Comunale, Francesco Moretti) sia il bosco circostante, amato e rispettato dagli abitanti, protagonista di un paesaggio inconfondibile e di una storia economica caratterizzata dalla produzione di legname, legna da ardere, legno intagliato e manufatti edilizi (Piazza del Teatro, Jerico); altrove l’attenzione è rivolta specificamente agli alberi di castagno e ai loro preziosi frutti, eletti a simbolo di un habitat che le vecchie e giovani generazioni si impegnano a rispettare e proteggere in un’opera virtuosa di salvaguardia (Murales di via San Gabriele, studenti del Liceo Artistico “C. Contini” di Oristano).
Altre pitture mettono l’accento sulle tradizioni alimentari e artigianali del luogo: una è dedicata al torrone, alimento la cui bontà e dolcezza non può prescindere dalla qualità della frutta secca e del miele, e dunque dagli alberi di noci e nocciole e dall’operosità delle api (via Monsignor Tore, parete del parco Latzarinu, Libera Capezzone); un’altra esalta la maestria artigiana dei produttori di campanacci (Scalette Sant’Antonio, Mauro Patta); un’altra ancora mette in mostra, insieme a queste, altre maestranze locali, come quelle che si dedicano alla tessitura della lana e alla confezione del vestiario tradizionale (via Monsignor Tore-via Municipio, Mario Patta).
Tra i murales non possono mancare quelli in memoria del già citato Peppinu Mereu. Solo o accompagnato da alcuni dei suoi versi più celebri, l’autore è raffigurato in vari atteggiamenti e momenti della sua breve, ma intensa vita: in un caso è tormentato, ribelle e scapigliato (via Dante, Luis Gomez); in un altro è idealista, impegnato e combattivo (via Belvedere, Francesco Moretti e suoi allievi). In altri contesti si assiste all’illustrazione della sua più efficace produzione letteraria: è il caso della lirica Ninna nanna a s’infantinu, atroce dialogo tra madre e figlio che racconta di un amore imposto (Istraccu, piazza Grazia Deledda, Cristian Blanxer e Victor Garcia Delgado) e dell’ode A Tonara, in cui il poeta, nel cantare la bellezza del suo paese natale, omaggia quella altrettanto innata delle sue donne, le quali, cinte nei tipici abiti tradizionali, non sono meno incantevoli delle celebri Madonne dipinte da Raffaello (via e piazza Peppino Mereu, Mauro Patta).Il profilo del letterato e le immagini a lui ispirate convivono e dialogano idealmente con gli altri personaggi dipinti sulle facciate di edifici dislocati in punti particolarmente panoramici, di passaggio o di ritrovo pubblico: tra questi si fanno ricordare, soprattutto, il ritratto della donna nigeriana arrivata in Italia dalla Libia, presentata come una Madonna nera con un bimbo in braccio e con abiti tradizionali tonaresi indosso (via Monsignor Tore, Luis Morden Gore) e quelli, giganti e pensosi, solcati da segni e simboli tribali, che guardano verso il futuro dalla parete della biblioteca comunale (piazza Sant’Antonio, Jorit Agoch e Leticia Mandragora).
Testo a cura della dott.ssa Cecilia Mariani