Forreddos de Gianas
Conosciute fin dall’antichità e censite per la prima volta da Antonio Taramelli tra il 1911 e il 1917, le domus de janas del complesso archeologico in località Martì sono caratteristiche tombe ipogeiche, meglio conosciute a Tonara con il nome di forreddos de gianas: il loro ingresso, la cui forma e dimensione ricorda l’apertura dei forni domestici in cui anticamente veniva cotto il pane, ha fatto sì che al posto di “case delle fate” queste venissero apostrofate come “forni delle fate”. Nella regione della Barbagia di Belvì Mandrolisai si appellano difatti forreddos (Forreddos de Martì a Tonara, Forreddos de Mancosu a Tiana) le stesse aperture e gli stessi varchi presenti in muri o pareti che in Goceano (sa Costera), e con lo stesso meccanismo di accostamento semantico, si chiamano furros, ovvero “fornelli” (Sos Furrighesos ad Anela).
La domus , risalente al 3200-3000 a. C., è costituita da tre camere sotterranee interamente scavate nella roccia arenaria quarzosa; nell’atrio sono presenti alcune fossette pavimentali destinate a contenere le offerte votive. La forma del forreddu è tondeggiante, ma irregolare, una sorta di cerchio con una circonferenza di quasi 15 metri. Due sono gli ingressi: quello a nord-est sembra dovuto all’eventualità di crolli naturali o a lavori successivamente eseguiti, mentre quello a sud-ovest potrebbe corrispondere all’accesso vero e proprio, dato che per suo tramite si arriva dapprima a un atrio e poi, attraverso una piccola apertura quadrata, al primo vano. Questo ambiente, che è il più vasto, si trova al centro della domus, e la sua forma, pur in modo approssimativo, ricorda un cerchio con circonferenza di quasi 6 metri, altezza di 0,85 metri e larghezza di quasi 2 metri. Da qui si accede agli altri due: uno frontale e aperto, di forma quadrangolare (perimetro di 4,5 metri, altezza di 0,84 metri) e uno a destra, con un piccolo gradino di dislivello, anch’esso di forma più o meno rettangolare. Nel pavimento dell’ingresso è parzialmente visibile un incavo circolare (circonferenza di 50,24 cm circa e profondità di 4,5 cm), forse utilizzato per compiere sacrifici e deporre offerte funerarie. Nell’anticella della domus è presente anche un’altra fossa circolare (con un diametro di 45 cm e una profondità di 7 cm) forse associata, come in altri casi analoghi riscontrati nel territorio sardo, alla rappresentazione del focolare domestico.
La destinazione cultuale dell’area circostante è confermata dalla presenza di alcuni monoliti intorno alla pineta – tra cui quello noto come S’Abbasantera – che probabilmente avevano a propria volta una valenza rituale. In epoca romana il complesso venne poi riutilizzato per accogliere nuove sepolture, come attestano le stoviglie rinvenute nel corso di scavi successivi.
Anche per i forreddos de gianas tonaresi, come per quelli di tutte le località della Sardegna in cui esistono esemplari della categoria, sono numerose le leggende riguardanti le creature mitiche di ascendenza tanto pagana quanto cristiana che in base alle credenze popolari vi avrebbero dimora: si narra, soprattutto, che esse stiano di guardia a ricchezze inestimabili, e che se un essere umano riesce a pettinarne una i suoi capelli cadono per trasformarsi subito in oro. Proprio a Tonara si tramanda che le janas custodiscano ancora tesori nascosti (ischisorgios) nella località Tracullau.
Testo a cura della dott.ssa Cecilia Mariani