Gualchiera di Gusabu
La gualchiera, chiamata in sardo cracchera, era una struttura artigianale per la lavorazione della lana da cui, attraverso il processo di follatura e il conseguente infeltrimento, veniva prodotto l’orbace. Questo era un tessuto ruvido, estremamente resistente, con il quale venivano confezionati i vestiti in uso nell’Isola fino alla fine degli anni ’40 del Novecento.
Il meccanismo con cui veniva lavorata la lana era costituito di grossi magli di legno che, grazie alla forza dell’acqua, battevano a lungo il tessuto bagnato al fine di raffinarlo e renderlo compatto.
L’orbace, prodotto con questa procedura, era un tessuto resistente e impermeabile, indispensabile a chi, come pastori e contadini passavano gran parte del loro tempo all’aria aperta, esposti alle intemperie e bisognosi di un abbigliamento che reggesse strappi e sfregamenti contro la vegetazione e le rocce.
In origine nel paese di Tiana, lungo il corso del Rio Tino, si trovavano decine di gualchiere che lavoravano costantemente, estate ed inverno, provocando un rumore forte e continuo. In paese, infatti, confluivano, durante tutto l’arco dell’anno, le lane tessute dalle donne della Barbagia, del Nuorese, del Mandrolisai, così da alimentare una vera e propria filiera produttiva.
Durante i due conflitti mondiali, in particolare, la richiesta di orbace era stata fortissima per la necessità di far fronte al confezionamento delle divise per i soldati, ma già nel dopoguerra le gualchiere attive si erano ridotte a due. Negli anni ’70 poi, si era arrivati alla chiusura anche dell’ultimo impianto, perché ormai la produzione dell’orbace non era più richiesta, essendo stata soppiantata totalmente dalla produzione tessile industriale.
La gualchiera ora in funzione era in origine dei Zedda, l’ultima delle famiglie a cessare questa attività, e venne acquisita come bene pubblico grazie all’attenzione delle istituzioni del territorio che seppero cogliere l’importanza della conservazione di questa struttura, per la tutela della memoria della propria comunità. Una volta rilevata, venne restaurata e messa in funzione a scopo didattico e turistico.
A monte dell’impianto, inoltre, venne realizzato, per volontà dell’amministrazione comunale, un laghetto artificiale che potesse garantire il funzionamento dei macchinari anche d’estate, periodo in cui il fiume riduce fortemente la sua portata d’acqua.
Testo a cura della dott.ssa Laura Melis