Chiesa di Sant’Elena Imperatrice
La chiesa parrocchiale sorge nel centro del paese in posizione sopraelevata rispetto alla via principale, in una zona dove anticamente si trovavano una chiesetta, probabilmente sempre dedicata a sant’Elena, e il cimitero del paese all’epoca distanti e distaccati dal centro abitato in quelli che erano detti trighinzos de susu.
Il cimitero venne smantellato e traslato nel 1928 nella zona chiamata Coalitto.
L’attuale costruzione è stata completamente restaurata nell’ultima decade del XIX sec. per volontà di un privato cittadino. L’edificio originario era in condizioni di forte degrado tanto da indurre il signor Francesco Zedda Zedda, che risiedeva a Cagliari ma era originario del paese, a farsi carico del suo risanamento. Di questo evento vi è testimonianza in una lapide posta in una cappella laterale dell’edificio stesso.
Fra il 1891 e il 1892 si mise mano al completo smantellamento, alla ristrutturazione e alla modifica dell’edificio con l’ampliamento della navata centrale e la sistemazione delle cappelle.
Attualmente sull’ampia navata, scandita da archi a sesto acuto in trachite rossa, si aprono tre cappelle per lato. Sono presenti alla sommità di alcuni pilastri dei motivi decorativi scolpiti nella pietra riproducenti alberi e, in un caso, pesci, simbolo impiegato per rappresentare Gesù, così come avveniva nelle catacombe dei primi cristiani.
La statua di sant’Elena Imperatrice, patrona della comunità, si trova nella cappella a sinistra dell’altare. Il presbiterio, rialzato rispetto all’aula, presenta due altari, uno attualmente in uso, l’altro testimonianza del vecchio rito che prevedeva che l’officiante desse le spalle all’aula.
La cupola retrostante l’altare è costruita in mattoncini rossi a vista mentre il tetto è realizzato con capriate in legno; la pavimentazione, risalente al restauro di fine ‘800, è formata da grandi mattonelle di marmo bianche e nere. Il campanile, a pianta quadrata, sul lato sinistro dell’edificio, è stato eretto negli anni ’20.
La festa della patrona, che anticamente si teneva il 30 del mese di agosto anziché il 18 per consentire ai contadini, impegnati nella mietitura del grano, di prendervi parte, già dalla metà degli anni ’50, non essendoci più tanti agricoltori, è stata riportata alla sua data tradizionale. Attualmente si svolge con riti religiosi e manifestazioni civili e si articola in più giorni con grande partecipazione dei paesani e di visitatori provenienti dai paesi circostanti.
Testo a cura della dott.ssa Laura Melis