Villaggio nuragico di Abini

Il santuario di Abini si trova a poca distanza dal villaggio nuragico di S’Urbale, situato su un colle affacciato sul lago artificiale Cucchinadorza. La sua presenza sta a indicare l’importanza della religione e dei relativi aspetti cultuali e rituali per gli abitanti dell’insediamento, e il suo antichissimo nome – che deriva dai termini Abi/Ab (“padre/Signore”) e In/Ini (“risposta, preghiera”) – si riferisce proprio al luogo in cui i padri e gli avi si rivolgevano alle divinità per ottenere il loro responso.

La scoperta di Abini, nel 1865, a opera di alcuni contadini che per primi effettuarono degli scavi nel luogo denominato Sa badde de sa bidda (“la valle del villaggio”) rinvenendo un vero e proprio tesoro archeologico, fece entrare nelle cronache il territorio di Teti: si trattava, infatti, dei resti di uno dei santuari nuragici più importanti dell’Isola, le cui origini, allo stato attuale degli studi, si fanno risalire a tre secoli precedenti la fase evoluta del Bronzo Medio (1500 a.C.). Da allora il sito venne esplorato in più momenti, sia alla fine del XIX secolo (al 1878 risalgono nuovi scavi da parte degli stessi contadini locali) che nella prima parte del XX (i primi episodi novecenteschi datano al 1915 e al 1931), e gli archeologi che vi si sono periodicamente addentrati lo hanno descritto in vario modo, formulando diverse ipotesi.

Il luogo sacro si presenta come un agglomerato di 26 capanne riunite attorno a un recinto; il pozzo si trova al centro. È stato ipotizzato che Abini fosse un punto di incontro sia per gli abitanti del sito di S’Urbale, sia per quelli che facevano capo agli altri villaggi del circondario – Su Carratzu e Su Ballu – i quali vi accorrevano in occasione di festività religiose comuni. Esso era, insomma, una specie di “santuario federale” di grande importanza, e la conferma di questa interpretazione arriverebbe dal ritrovamento al suo interno di più di cento bronzetti votivi tardo-nuragici, databili al IX-VIII secolo a.C., e dai resti, sempre in loco, di una grossa officina fusoria. Il Museo di Teti ospita al momento le copie delle statuine, mentre gli esemplari originali sono conservati ed esposti nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari: di particolare interesse sono le figure zoomorfe e antropomorfe maschili e femminili in foggia di offerenti, oranti e guerrieri, e soprattutto un peculiarissimo bronzetto con quattro occhi, quattro braccia e un doppio scudo che potrebbe rappresentare un essere demoniaco o un super eroe leggendario.

Numerosissimi altri reperti sono stati rinvenuti nel sito e tra questi si annoverano: spilloni stocchi, lame di pugnali, accette, punte di lance, bracciali, anelli, aghi, spille e lingotti di rame a forma di pagnottelle, spade con cervi infissi, else di pugnali finemente lavorate e decorate, protomi di navicelle votive, manici di cassapanche e figurine umane in terracotta (probabilmente gli ex voto dei fedeli più poveri).

Testo a cura della dott.ssa Cecilia Mariani