Museo archeologico
Ospitato dal 1990 in una struttura costruita nella parte antica del paese, nelle vicinanze della cattedrale dedicata alla patrona Santa Maria della Neve, il Museo Archeologico Comprensoriale custodisce materiali e reperti archeologici provenienti dal territorio di Teti e dai paesi della Comunità Montana XII, e rappresenta una tappa importante per conoscere la storia più antica di quest’area geografica della Sardegna, lontana dai grandi centri urbani ma non per questo meno utile e significativa ai fini della ricerca scientifica. La ricchezza dei reperti esposti è, al contrario, testimonianza di una produzione risalente all’età del Bronzo che si distingue per l’uniformità e la coerenza delle tipologie e per il forte carattere identitario, risultato di quella che è stata definita una koinè culturale evidentemente esistente tra le popolazioni preistoriche che risiedevano nelle zone più interne dell’Isola.
Fiore all’occhiello dell’allestimento è la fedele ricostruzione di una delle capanne di S’Urbale, il vicino villaggio nuragico comprensivo di circa 50 unità abitative risalenti a un periodo compreso tra l’inizio del Bronzo medio e la prima Età del Ferro, i cui scavi hanno fatto venire alla luce interessanti testimonianze, tra cui resti di manufatti in ceramica e utensili in pietra. Replicata in scala 1:1 con materiali locali e argilla prelevata dalla cava nuragica, la capanna ha forma circolare e presenta al suo interno un focolare centrale e un vano adibito a ripostiglio, delimitato da lastre di pietra sistemate a coltello; tra gli arredi, sono presenti numerosi contenitori ceramici destinati a diverse funzioni.
Tra i reperti presenti nelle sale e nelle vetrine espositive, sia originali che in copia, si annoverano armi (piccoli pugnali e spade votive), gioielli (anelli, bracciali, spilloni), ex voto e diversi bronzetti: tra questi, numerosi esemplari di uso cultuale – navicelle, statuine antropomorfe e zoomorfe e una singolare figura con quattro occhi, quattro braccia e un doppio scudo (forse un essere demoniaco, forse un eroe guerriero) – provengono dal villaggio-santuario di Abini, un sito di interesse religioso nell’agro di Teti caratterizzato dalla presenza di 26 capanne disposte attorno a un recinto per riunioni e a un pozzo sacro dedicato probabilmente al culto delle acque; di pari rilievo, per quanto si tratti sempre di repliche degli esemplari autentici custoditi in gran parte presso il Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, sono anche tutti gli altri bronzetti raffiguranti arcieri, guerrieri, oranti e offerenti.
Nel museo sono esposti anche i reperti venuti alla luce nel pianoro di Atzadalai (tra i quali un idolo con sembianze femminili risalente al Neolitico finale), quelli provenienti da un insediamento rurale di età romana scoperto a Ortueri in località Erriu (laterizi, pesi da telaio, alari fittili, macine e frammenti di contenitori per derrate alimentari) e alcuni ritrovamenti dai siti di interesse dei paesi vicini del Mandrolisai, tra cui Tonara (villaggi Su Nuratze e Interrios), Meana Sardo (nuraghe Nolza) e Sorgono (nuraghe Talei); sempre nell’agro di Sorgono sono stati rinvenuti materiali ceramici tipici della Cultura San Michele di Ozieri e materiali della cultura eneolitica Monte Claro provenienti da Bidu ‘e Concas e i reperti litici e ceramici risalenti alla fine dell’età del Bronzo Antico dal nuraghe Talei.
Al piano inferiore dell’edificio museale, dove si trova anche il laboratorio di restauro, la Sala dedicata alla partigiana antifascista Ines Berlinguer (1899-1996) ospita inoltre, periodicamente, convegni, eventi e mostre di pittura estemporanea.
Testo a cura della dott.ssa Cecilia Mariani