Chiesa di San Sebastiano
La chiesa campestre di San Sebastiano sorge nell’agro di Teti, in un grande spiazzo ombreggiato da lecci e roverelle al cui interno, recentemente restaurati e ricostruiti, hanno sede anche diversi locali destinati a ospitare feste e cerimonie pubbliche e private. Di origine molto antica, per struttura e decorazione l’edificio è stato paragonato al più imponente e complesso Santuario di San Mauro di Sorgono, vicino anche geograficamente: entrambi i templi, difatti, sono riconducibili a una matrice gotico-aragonese e presentano alcune caratteristiche di ascendenza classica e manieristica.
Nonostante l’aspetto rettangolare, con terminazione superiore rettilinea e orizzontale sormontata da un piccolo campanile a vela (la cui campana originaria in bronzo recava l’iscrizione S. SEBASDIAN + 1737), il prospetto principale, semplicemente intonacato, nasconde una copertura con tetto a due spioventi e non manca di lasciare intravedere i contrafforti esterni di sostegno, in pietra locale. Il portale ligneo d’accesso, i cui stipiti hanno forme e stilemi gotico-aragonesi, è sormontato da un arco di scarico a tutto sesto, e al centro della lunetta si apre una piccola nicchia vuota; più in alto è presente anche un rosone in pietra, formato da colonnine e archi a sesto acuto.
Gli interni della chiesetta campestre, attualmente pavimentata in cotto e semplicemente intonacata, si distinguono per la grande sobrietà dell’insieme. La copertura a botte dell’unica navata è suddivisa in tre campate che terminano nel presbiterio e, ai lati dell’ultima campata, in due ampie nicchie sovrastate da archi in pietra a tutto sesto con i conci a vista, sono presenti due altari secondari in muratura; l’altare principale, in uso, è invece in granito. Nella parete di fondo si apre un’edicola al cui interno si trova la statua di San Sebastiano: delimitata da semicolonne e da un timpano triangolare, è affiancata lateralmente da due piccole finestre di forma quadrata che, insieme anche al rosone e al piccolo portone d’ingresso secondario, rappresentano le uniche fonti di luce naturale.
Testo a cura della dott.ssa Cecilia Mariani