Chiesa di San Giorgio Martire
La prima testimonianza dell’esistenza della chiesa parrocchiale di San Giorgio risale al 3 ottobre 1666, secondo quanto riportato nei Quinque libri, e sorge in quello che è attualmente il centro del paese. L’edificio ha sostituito la precedente parrocchiale intitolata a santa Maria, di cui si hanno notizie a partire dal 1627 nei Quinque libri ovoddesi, mentre la sua ultima attestazione come chiesa parrocchiale risale al 1652. Il tempio e il suo sagrato vennero utilizzati come luogo di sepoltura fino al 1926. Negli anni ’50 del ‘900 i resti dell’antico tempio, che sorgeva nella parte più alta del paese, furono rasi al suolo per far posto ad una piazza parcheggio.
Sulla facciata della parrocchiale di San Giorgio, scandita da quattro lesene verticali, si aprono un’ampia finestra circolare e il portone centrale sostenuto da stipiti e architrave in granito grigio, la stessa pietra che delimita orizzontalmente la facciata nella parte superiore con una decorazione ritmicamente ripetuta che riproduce un motivo a palmette. Al di sopra si trova il timpano sulla cui sommità è posta una piccola croce in pietra. Al lato destro dell’edificio sorge il campanile a pianta quadrata, realizzato anch’esso in granito, ampliato e sopraelevato nell’ultima parte del ‘700 fino a raggiungere la forma attuale.
Il portone della chiesa e la sua bussola interna hanno ante in legno decorate da piatti rosoni ovoidali, il tutto realizzato, come riporta la data incisa su un architrave interno, nel 1876.
La parrocchiale, in stile tardo gotico, presenta un’unica navata coperta da volta a sesto acuto costruita negli anni ’70 del 1800, su cui si aprono tre cappelle e due semi cappelle per lato, tutte coperte da volte a botte; in una di queste si trova il battistero in marmo, probabilmente ottocentesco, sul cui lato frontale è riprodotto, in colori vivi, il Battesimo di Gesù per mano del Battista.
Il presbiterio, leggermente rialzato rispetto al piano dell’aula, accoglie l’altare maggiore in marmo, con riproduzione frontale di san Giorgio che infilza il Drago, realizzato nel 1900 così come la balaustra marmorea che racchiude l’intera area. L’edificio ha avuto nel corso dei secoli più ristrutturazioni e modifiche, una delle quali è attestata nel 1871; l’unica parte rimasta della struttura originaria è la cappella maggiore con volta a crociera e gemma pendula riproducente san Giorgio e il Drago nel punto di incrocio dei costoloni. La volta del coro è decorata con alcuni stucchi raffiguranti angeli, probabilmente settecenteschi, che, per stile e fattura, paiono essere della stessa mano di quelli presenti nella Basilica dei Martiri di Fonni.
Di grande interesse sono otto statue conservate nel tempio, ascrivibili ad un periodo compreso tra il XVII e l’inizio del XIX secolo, che rappresentano: san Pietro in Cattedra, san Pietro apostolo, sant’Isidoro agricoltore, sant’Antonio Abate, sant’Antonio da Padova, un Crocifisso processionale e una Croce d’altare ed infine una Dormitio Virginis (Vergine dormiente).
È ammirabile nelle cappelle della chiesa la scultura lignea di san Pietro in Cattedra di scuola napoletana, realizzata da Alfonso del Vecchio (che mise su bottega a Gavoi tra il 1642 e il 1646) e datata 1643. Il simulacro oggi si presenta nelle sue dorature originarie, grazie ad un intervento di restauro eseguito nel 2012.
La statua della Vergine Assunta, solitamente riposta all’interno di una teca in una cappella laterale, nei giorni immediatamente precedenti la festa (15 di Agosto), è esposta su un lettino ligneo decorato in toni vivaci: presenta le sole estremità scolpite mentre il resto del corpo è formato da un telo di lino o canapa riempito di paglia. Questi tipi di simulacri sono risalenti alla fine del Settecento o all’Ottocento.
Collocabili al XVII secolo sono anche i due Crocifissi, l’uno posto sopra l’Altare Maggiore che, considerando la sua posa arcaica, potrebbe essere addirittura più antico e l’altro, un Crocifisso processionale dalla Confraternita di Santa Croce, che pare venisse utilizzato dal 1711 fino al 1919, anno in cui la confraternita fu sciolta.
In una delle due semi-cappelle è esposta una statua di san Giorgio martire, rappresentato nell’atto di uccidere il drago posto sotto i suoi piedi, risalente alla fine del XIX secolo.
All’interno della sacrestia, invece, sono conservate le statue di sant’Isidoro che guida i buoi e sant’Antonio Abate, ascrivibili a un periodo compreso tra il XVII e l’inizio del XVIII secolo. Entrambe si presentano in ottime condizioni, grazie al restauro eseguito nel 2012; presente all’interno della sacrestia è anche il piccolo simulacro di san Pietro apostolo, che potrebbe essere stato realizzato nel XVII secolo da una bottega sarda, anch’esso recentemente restaurato. Di notevole interesse è il mobile da sacrestia (Paratora), realizzato ad intarsio, risalente al 1765.
La festa del Santo, patrono del paese, si celebra il 23 aprile.
Testo a cura della dott.ssa Laura Melis con la collaborazione della dott.ssa Sandra Cinelli