Monte Novo San Giovanni
Monte Novo San Giovanni, vero e proprio monumento naturale che si staglia a 1306 metri sopra la foresta di Montes e la lecceta millenaria di Sas Baddes, offrendo una vista panoramica spettacolare su un numero ampissimo delle regioni storiche più interne dell’Isola – dal Gennargentu al Limbara, dal Supramonte di Orgosolo e di Urzulei alla Corsica, dal monte Corrasi alla gola di Gorropu fino alla costa della Baronia – è un rilievo calcareo caratterizzato da guglie che raggiungono fino a 70 metri di altezza: la sommità risulta, difatti, frammentata in blocchi rocciosi divisi da profonde spaccature, all’interno delle quali crescono diverse specie endemiche, come il Ribes sardoum subsp. Sandalioticum e l’Alyssum tavolarae. Deve il suo nome sia ad un’acquisizione di questi luoghi da un Comune vicino, sia al fatto che sulla sua cima fosse presente una chiesa, costruita a sua volta su un precedente sito cultuale pagano di cui ormai si è persa ogni traccia. Alla sua destra, in direzione sud-ovest, più isolato e visibile anche a lunga distanza, si trova Monte Fumai, un torrione dalla forma vagamente piramidale che ne condivide la natura calcarea e l’origine geologica, superandolo in altezza per una decina di metri.
Il sentiero (forse di origine preistorica) per raggiungere la cima del rilievo parte dalla caserma forestale di Ilodei Malu e passa per la sorgente naturale di Funtana Vona, dove nasce il Cedrino, il più importante fiume della Sardegna nordorientale: semplice e adatto anche alle famiglie, percorribile a piedi o in mountain bike, il tragitto attraversa querceti e leccete, e lungo la strada sono ancora distinguibili i resti delle aie carbonili. L’habitat vanta una fauna popolosa che comprende cinghiali, gatti selvatici, ghiri, martore, lepri, volpi e – talvolta – mufloni; aquile, corvi imperiali e falchi pellegrini volteggiano, invece, intorno alle cime di entrambi i rilievi. In prossimità della base del torrione di quello che gli orgolesi chiamano anche Monte de Santu Juvanne il paesaggio boschivo cede spazio agli asfodeli e ai cisti e, lungo i tornanti, è possibile vedere anche le mandrie al pascolo.
In cima, anticipati da un breve tratto in cui grosse rocce modellate da venti e precipitazioni secolari danno forma a uno scalone naturale in pietra, si trovano due rifugi frequentati dagli escursionisti e una casetta in legno utilizzata durante l’estate come vedetta per la campagna antincendio. Sempre nell’ultimo tratto, mimetizzate nel pietrame che costituisce il fondo del sentiero, si possono trovare alcune pietre lavorate e soprattutto i resti di vasi, tegole e utensili che sono indizio e testimonianza della cultura materiale dei più antichi frequentatori del luogo. Conferme della presenza umana in tutta la zona fin dai tempi più remoti si hanno lungo la foresta di Montes, dove non mancano le tracce degli insediamenti: proprio vicino al bosco di Sas Baddes sorgono i nuraghi Mereu (Intro ‘e Monte) e Presethu Tortu e, in località Sa Senepida, sono presenti due tombe di giganti. Anche tutta la zona di Monte Fumai è ricca di testimonianze: dai ruderi di un villaggio medievale e di ovili di datazione ancora incerta fino agli esempi più antichi come la struttura del nuraghe Funtana Vona detto anche Su Nuragheddu, un circolo megalitico situato su uno sperone di roccia rialzato che si adatta alla conformazione del rilievo.
Testo a cura della dott.ssa Cecilia Mariani