Belvedere of Ziu Pettanu
Il belvedere denominato Sa Porta de Ziu Pettanu si trova alla periferia di Orgosolo, in corrispondenza con l’ingresso della strada provinciale N. 22 proveniente dal comune di Oliena. La struttura – adattata alla forma naturale dello slargo e comprensiva di sedili in pietra e cotto, piazzetta pavimentata e parapetti in metallo – è stata realizzata negli anni Ottanta del Novecento per favorire la possibilità di sostare comodamente e ammirare il panorama; nel tempo, il punto di osservazione è diventato una tappa fissa per i visitatori e i turisti, nonché un ritrovo abituale per gli abitanti del paese e soprattutto del circondario, che specialmente in estate approfittano dell’esposizione del sito per ristorarsi con la frescura serale e notturna.
Il belvedere è rinomato per la vastità del panorama che da esso è possibile raggiungere con lo sguardo anche in assenza di appositi binocoli o strumenti, semplicemente a occhio nudo. In direzione nord è visibile il monte Goddoré, che delimita e sovrasta la valle di Locoe e la valle di Sorasi. Più avanti si staglia la catena montuosa calcarea che parte dal Monte Corrasi e continua ad est verso sa Punta de Solitha-sa Pruna e a sud-est fino a Gantinarvu, che costituiscono la lunga barriera per l’accesso al Supramonte.
Il cantiere della Diga di Cumbidanovu sul fiume Cedrino, ancora in costruzione, si intravede nel canalone che, da un’altezza di 607 metri, scende a circa 360 metri di profondità: una volta ultimati i lavori, anche la sua presenza arricchirà a sua volta il paesaggio, mostrando le varie incanalature che saliranno fino al vecchio ponte di Gurinnaru.
In direzione sud, invece, si staglia il monte Lisorgoni, ai cui piedi sorge l’abitato di Orgosolo; nella parte alta si riconosce anche la vecchia chiesa di San Michele. Caratteristica del belvedere è, difatti, la possibilità di seguire con lo sguardo anche il profilo dell’abitato nella sua quasi totalità: un doppio punto di osservazione, dunque, che proprio nel punto d’incontro tra paesaggio naturale e spazio antropizzato ribadisce l’antichissimo dialogo del paese con l’ambiente circostante.
Testo a cura della dott.ssa Cecilia Mariani