Parco archeologico di San Basilio
Inaugurato ufficialmente nel 2016, il parco archeologico di San Basilio (Santu Basili), sito sull’omonimo monte e non distante dalla chiesetta di origine bizantina, delimita un’area in cui sono presenti diversi reperti di epoca nuragica, tra cui un antico villaggio e un pozzo sacro (questo, stando alle testimonianze orali, sarebbe stato interrato per proteggere gli animali). Favorito dalla posizione e dalle specificità naturali del luogo, l’insediamento godeva di un ottimo punto di avvistamento e facilitava il contatto con le popolazioni dell’altro versante, soprattutto durante il periodo della transumanza; esso traeva, inoltre, vantaggio dalla presenza di boschi rigogliosi e di acque abbondanti.
In tutta l’area sono numerosi i monumenti funerari scavati nei tafoni, risalenti al Neolitico medio (4000 a. C.), e i ripari sotto roccia, come Sa Conca Frabica, che fu in uso fino all’età del Ferro e addirittura fino all’età imperiale (epoca a cui risalgono le tracce di una sepoltura rinvenuta nella parte più nascosta). Quest’ultimo consiste in un insediamento collocato all’interno di un riparo (24 x 4,5 metri di estensione) delimitato da massi di granito; i conci, poggiati l’uno sull’altro, formano una copertura a spiovente. Rocce naturali affiorano per tutta la superficie, mentre il lato sud risulta serrato da tre file di massi di granito appena sbozzati: è proprio a questo muro che si deve il nome del sito (alla lettera: “conca fabbricata”). Nella sua parte più antica esso risale probabilmente alla prima età del Bronzo (1800 a. C.) e nel corso del tempo ha subito dei rifacimenti, uno dei quali ha avuto come conseguenza la distruzione del vicino tempio a pozzo, che è stato in parte smontato; i lavori di scavo hanno portato alla luce alcuni blocchi di lava basaltica dentro il riparo, ma con ogni probabilità essi vennero in gran parte utilizzati per la costruzione della chiesetta campestre.
Diversi reperti – tra cui un idoletto fittile del tipo a placca raffigurante una dea madre fortemente stilizzata, ritrovato nello strato più antico degli scavi, e numerosissimi vasetti con miniature di forme diverse riferibili al Bronzo antico e medio – hanno fatto ipotizzare che il sito avesse un utilizzo di tipo essenzialmente cultuale. In tutti gli strati mancano difatti tracce di oggetti di uso quotidiano, e gli stessi (numerosi) frammenti di ossidiana provengono dall’Oristanese. Anche i reperti individuati nei livelli più alti, riferibili alla tarda età del Bronzo e alla prima età del Ferro – piccoli pugnali foliati, lamine in bronzo, un anello a fascia e altri materiali bronzei facenti parte di collezioni private – sono spia di un’attività fusoria non slegata dal culto.
L’intero territorio di Ollolai custodisce inoltre i resti di almeno quattro nuraghi: Lolai (verso Gavoi), Talaighe (verso Mamoiada), Legunnoro e Palai (verso Olzai).
Testo a cura della dott.ssa Cecilia Mariani