Domus de Janas de Tiandria
È una delle quattro domus de janas presenti nel territorio del paese. Questa, chiamata domus de janas de Tiandria, è sostanzialmente stata inglobata nel centro abitato, poiché è posizionata proprio sotto il tracciato della strada principale del paese. È costituita da un nucleo monocellulare ricavato in un blocco di roccia isolato la cui sagoma richiama vagamente quella di un fungo. La vista frontale, a causa delle due aperture simmetriche divise al centro da una sporgenza di roccia, ricorda il volto di una civetta.
Le domus de janas erano così chiamate perché in passato si immaginava potessero essere abitazioni di fate o streghe (le janas), a causa delle loro piccole aperture di ingresso che facevano supporre fossero rifugi per esseri di piccole dimensioni, in alcune zone viste come entità positive, in altre temute come minacciose.
Gli studi archeologici hanno stabilito che le domus assolvevano alla funzione di sepolture ipogeiche scavate nella roccia il cui aspetto poteva variare tantissimo per ampiezza e complessità degli ambienti interni.
Delle circa 3500 censite in tutta la Sardegna, ve ne sono alcune che presentano al loro interno decorazioni realizzate scolpendo nella pietra motivi decorativi, altre dipingendo le pareti.
Si va da domus complesse come quelle presenti nella necropoli di Sant’Andrea Priu di Bonorva a quelle più semplici, composte di un’unica stanza, come questa di Tiandria. Questo è dovuto sia alle diverse epoche di realizzazione, sia all’evoluzione nell’uso delle sepolture stesse che, nei casi di strutture complesse divennero veri e propri luoghi di culto.
Il prof. Giovanni Lilliu nei suoi studi evidenzia la particolarità del fatto che queste sepolture venissero spesso scavate su pareti verticali e avessero le aperture ben visibili dall’esterno. “Ciò faceva sì che… la tomba restasse visibile, attirasse anzi l’attenzione anche da lontano, mantenesse, in tal modo, il contatto tra morto e vivo, assumendo la tomba stessa… il carattere di sacrario ove si celebravano riti per propiziare lo spirito degli antenati, in una vera e propria religione dei morti.”
Testo a cura della dott.ssa Laura Melis