Area archeologica di Soroeni
L’area archeologica di Soroeni è posta sull’altopiano granitico detto di “Sa Itria e di San Cosimo”, vista la vicinanza dei due santuari, in località Su Punteddu a 875 m sul livello del mare.
L’insediamento si trova all’interno di un fitto bosco di lecci e sughere che in parte dissimulano l’imponenza del nuraghe monotorre costruito alla sommità di un affioramento granitico di cui i costruttori sfruttarono, su alcuni lati, la conformazione naturale per appoggiarvi filari di pietre a completare la torre del mastio. La vegetazione non consente di individuare l’ingresso, mentre alla base del rocciaio sono ben visibili diverse cavità naturali, alcune di una certa ampiezza.
La zona era sicuramente propiziatoria per il sorgere di un insediamento perché ricca di ruscelli e fonti che provengono dal massiccio del Gennargentu e che attraversano una vasta zona di pascoli.
Il sito era conosciuto dalle popolazioni della zona anche per la presenza di due domus de janas ed era già stato censito nelle Carte Archeologiche della Sardegna dal Taramelli negli anni ’30. La zona, inoltre, era stata interessata fino agli anni ’70 dall’attività di una cava di pietra.
Nei primi anni 2000 la Soprintendenza Archeologica di Sassari e Nuoro, allo scopo di salvaguardare il sito da cavapietre e da tombaroli che già lo avevano più volte visitato, decise di promuovere uno scavo di studio che si sviluppò fra il 2001 e il 2004. Gli scavi, diretti dall’archeologa Carmela Cidu, riportarono alla luce sette capanne nuragiche, quattro vani di età alto-medievale, diversi ripari sotto le rocce, la sagoma esterna e l’antemurale del nuraghe.
Numerosissimi furono i reperti ceramici, bronzei e numismatici di epoca romana ritrovati, a testimoniare una frequentazione del luogo che datava dal neolitico finale fino all’epoca alto-medievale. La stratificazione e l’abbondanza dei materiali di diverse epoche ha evidenziato la continuità di frequentazione del luogo dovuta, con ogni probabilità, oltre che alle caratteristiche naturali del luogo, alla vicinanza ad un’arteria importante che attraversava il territorio e che ancora nell’800 era conosciuta come la “strada dei Campidani”, essendo quella che percorrevano i pastori con le loro greggi per compiere la transumanza.
Molti dei reperti più significativi dello scavo di Soroeni sono ammirabili presso il Museo Archeologico Nazionale di Nuoro.
Testo a cura della dott.ssa Laura Melis