Mulino di Gusabu
Nel paese sono presenti due i mulini ancora funzionanti dei quattro che erano attivi al termine della II° Guerra Mondiale, già quelli fortemente ridotti nel numero, rispetto alle decine che lavoravano nella vallata in un passato più remoto.
Si trovavano dislocati lungo il fiume nelle località denominate Torrei, Gusabu, Molinu e Tolosa.
Nel 1953, con l’arrivo della luce elettrica in paese, tutti cessarono di funzionare perché una delle famiglie di molitori, proprietaria del mulino di Gusabu, impiantò un nuovo macchinario con alimentazione elettrica che, da solo, macinava più grano di quanto non facessero tutti e quattro i mulini con trazione ad acqua assieme. Ciò portò all’abbandono di questo metodo di macinazione e alla conseguente chiusura e rovina dei mulini tradizionali che rapidamente si degradarono.
L’impianto di Gusabu, vicino alla gualchiera, acquisito dal Comune in tempi recenti, è stato ristrutturato e rimesso in funzione per scopi dimostrativi e didattici. Attualmente la sua gestione, dopo l’acquisizione da parte delle istituzioni del territorio, è in carico ad una cooperativa che si occupa della sua apertura e manutenzione.
Un altro mulino si trova nella stessa zona, poco più a valle e, grazie alla volontà e alla cura di uno degli eredi, è stato ristrutturato e ha ripreso a funzionare, anche solo per uso familiare.
La molitura era, come è ovvio, di vitale importanza per la lavorazione di grano e d’orzo per la produzione di farina, ma anche di altre granaglie, come le fave o l’avena, da cui si otteneva la biada per gli animali da fatica come buoi, cavalli e asini.
Il meccanismo traeva la sua forza motrice dall’acqua che, una volta incanalata, spingeva la ruota di legno munita di pale posta sul lato o nella parte inferiore dell’edificio mettendo in moto la ruota della macina ad essa collegata. La ruota di pietra è posta sopra un’altra fissa; dalla tramoggia a imbuto, collocata sopra, cadono lentamente i chicchi di grano e, attraverso un foro centrale, penetrano nello spazio fra le due pietre. Lo sfregamento continuo della pietra superiore, mobile, su quella inferiore frantuma e schiaccia le granaglie, polverizzandole e facendole diventare farina. Questa, mano a mano che si accumula, tracima e cade in un contenitore di legno circolare dalla quale il mugnaio la raccoglie e la pone in sacchetti di tela bianca.
Numerosi visitatori, fra cui diverse scolaresche, si recano a vedere la gualchiera e il mulino per scoprire il loro funzionamento e conoscere l’importanza che questi impianti rivestivano per l’economia del territorio.
Testo a cura della dott.ssa Laura Melis