Villaggio nuragico di Osseli

All’interno di un’area con diverse emergenze archeologiche sorge il nuraghe Osseli, del tipo semplice e dislocato in una posizione dominante dal punto di vista del controllo del territorio circostante.

La torre nuragica presenta pianta leggermente ellittica, con un’altezza residua dal suolo di circa 6 m nel punto più elevato e paramento costituito da conci in granito di medie dimensioni disposti in opera poligonale. Un crollo di discrete proporzioni occupa e oblitera le porzioni settentrionale e orientale del monumento.

Il nuraghe poggia su un banco roccioso granitico piuttosto uniforme. L’ingresso al monumento è a luce trapezoidale e risulta parzialmente interrato e ingombro di materiale di crollo. L’accesso è sottolineato da un architrave di considerevoli dimensioni (circa 2,5 m di lunghezza e oltre 1 m di profondità), realizzato a partire da un unico blocco di granito che poggia su conci di grandi dimensioni con funzioni di stipiti.

La pianta interna non è determinabile con certezza per la presenza di crolli, ma lungo le porzioni meridionale e occidentale del monumento si scorge ancora la presenza di un vano scala.

Attorno al nuraghe si estende un insediamento per una superficie di circa 1,5 ettari, costituito principalmente da strutture a pianta circolare (alcune delle quali interessate da scavi abusivi), realizzate con blocchi di granito di piccole dimensioni e in alcuni casi parzialmente coperte da uno strato di crollo di vario spessore. L’area è stata utilizzata fino ad età subcontemporanea.

Il nuraghe e l’insediamento circostante sono stati interessati da operazioni di pulizia nel 2020, eseguite in collaborazione con la Soprintendenza ABAP di Sassari e Nuoro.

In mancanza di indagini scientifiche nell’area che possano fornire dati più precisi, il nuraghe e l’insediamento possono essere datati tra il Bronzo Medio avanzato e il Bronzo recente (1450-1150 a.C. ca.).

Fra le tante ipotesi avanzate nel corso degli anni circa la funzione assolta da queste imponenti strutture, quella ora più comunemente accreditata dagli studiosi è che il nuraghe non debba essere considerato singolarmente; secondo gli studi dell’archeologo Alessandro Usai ne Il Tempo dei Nuraghi infatti «L’unità organizzativa minima doveva essere il raggruppamento, o meglio il sistema di nuraghi, cui doveva corrisponde una comunità umana articolata in diversi nuclei. Fu attuata dalle genti nuragiche una prodigiosa colonizzazione di pianure, colline, altipiani e montagne;  l’espansione e l’intensificazione del popolamento si accompagnavano al disboscamento e allo sviluppo di un efficiente sistema economico integrato tra agricoltura, allevamento, caccia, raccolta, attività artigianali e scambi. Quindi ogni nuraghe testimonia un singolo progetto rivolto a strappare alla natura e a rendere effettivamente produttiva una potenziale risorsa».Testo a cura della dott.ssa Laura Melis con la collaborazione della dott.ssa Elisa Soru