Domus de Janas Mancosu
La necropoli a domus de janas di Mancosu si colloca in una zona confinante fra i territori comunali di Ovodda e di Tiana, nella vallata attraversata dal torrente Tino.
In territorio di Ovodda ricadono due domus (denominate localmente anche forreddus), scavate all’interno del medesimo affioramento roccioso sul fianco scosceso della collina.
Le sepolture sono state oggetto di operazioni di pulizia nel 2021, condotte in collaborazione con la Soprintendenza ABAP di Sassari e Nuoro.
Della prima tomba si riconoscono ancora un grande ambiente a pianta ellittica con nicchia quadrangolare sulla parete di fondo e, sulla sinistra, una seconda cella di dimensioni più contenute. In origine doveva essere presente un piccolo padiglione di ingresso, purtroppo non più conservato, ma di cui si possono ancora riconoscere le tracce nel taglio della roccia.
L’ingresso alla seconda domus, purtroppo sfondato, è sottolineato da un piccolo corridoio di accesso (definito dromos). Al centro del primo ambiente ipogeico il pavimento è abbellito dalla ghiera di un focolare, elemento presente anche in altre sepolture. Il soffitto dello stesso ambiente, inclinato, riproduce mediante scanalature regolari la travatura del tetto di un’abitazione. La cella più interna, a una quota più elevata rispetto alla prima, si caratterizza per la presenza di una nervatura centrale, a suggerire probabilmente una ripartizione dello spazio per le deposizioni dei defunti.
L’uomo del Mediterraneo durante il Neolitico (dal 8000 circa a.c. al 3500 a.c.), in seguito alla cosiddetta rivoluzione agricola che lo rese in qualche misura stanziale, maturò un nuovo rapporto tra il mondo dei vivi e dei morti e, quindi, la necessità di costruire per i defunti una propria casa, domus, che fosse familiare o di un gruppo di famiglie di uguale discendenza. Nei suoi studi il prof. Giovanni Lilliu giunge a stabilire che si trattava sostanzialmente di sepolcri collettivi e non individuali. A seconda delle caratteristiche morfologiche e materiali dei vari siti e ambienti le domus vennero pensate e realizzate con aspetti e tecniche differenti.
Spesso nell’anticella, o nella cella vera e propria, si trovano riprodotti elementi architettonici delle abitazioni al fine di ricreare lo spazio quotidiano della casa. Questi stessi spazi assolvevano anche la funzione di luogo di riunione per i parenti dei defunti che vi si recavano per onorarli.
Nell’area a monte rispetto alle domus di Mancosu si colloca un’aia (arzola nel dialetto locale), utilizzata fino ad anni recenti a scopo agricolo e, nella fattispecie, per le fasi di lavorazione del grano successive alla mietitura.
Testo a cura della dott.ssa Laura Melis con la collaborazione della dott.ssa Elisa Soru