Casa Museo Carmelo Floris
La casa, il cui primo nucleo risale al ‘700, poi modificata più volte nel corso del tempo, sorge nella parte più alta del paese ed era di proprietà dei Satta, una agiata famiglia locale. Carmelo Floris vi trascorse la giovinezza con sua madre e l’anziano zio don Agostino Satta. Con interruzioni e alterne vicende, l’artista vi tornò a vivere con la propria moglie fino al 1960, anno della sua morte.
La casa, la cui facciata principale dà su uno stretto vicolo, si sviluppa su più piani e ha, come molte case padronali, al suo interno un ampio cortile, con ingresso autonomo, su cui affaccia la cucina del pane, munita di un focolare centrale a terra e un ampio forno in muratura in un angolo della stanza. Nel cortile si trova la tettoia sotto la quale veniva ricoverato il carretto trainato da un cavallo usato dall’artista per i suoi spostamenti.
L’edificio è stato oggetto di una radicale ristrutturazione verso la metà degli anni ’90 e presenta sicuramente dei consistenti cambiamenti, in primo luogo nell’utilizzazione degli spazi.
Floris amava dire “la mia casa ha quattro porte e sono sempre tutte aperte”. Molto probabilmente l’attuale andito d’ingresso al Museo e le due stanze ai lati erano il punto d’accesso di lavoranti e destinate a locali di servizio, mentre pochi passi più avanti sulla strada si trova una piccola scala che porta ad un’ampia terrazza da cui si ha accesso diretto al piano “padronale” della casa, dove attualmente si trovano le sale espositive con i lavori incisori e i dipinti ad olio dell’artista che formano la collezione del Museo.
Sempre sullo stesso piano, attraverso un breve andito, si arriva alla stanza da letto padronale con bagno, con mobilia d’epoca. Dal corridoio parte una breve e ripida scala che porta alla stanza più alta della casa, lo studio che Floris si fece costruire per poter godere dell’ampio panorama circostante. La stanza è ancora completamente allestita, con tutti gli strumenti per la pittura e l’incisione. Dalle sue finestre si scorgono e si riconoscono le inquadrature presenti in diversi scorci paesani e campestri da lui dipinti.
L’artista è stato un esponente rappresentativo della scuola sarda del Novecento; condivise con pittori e scultori a lui contemporanei quali Giuseppe Biasi, Antonio Delitala, Francesco Ciusa, un percorso di scoperta e rappresentazione della realtà sarda, espressa grazie ad opere pittoriche ed incisorie in cui la quotidianità della vita e dei paesaggi restituiva una dimensione peculiare dell’Isola.
L’edificio ha ospitato, negli anni, diverse mostre temporanee e, di recente, è stata sede espositiva per la III° edizione della Biennale dell’Incisione Italiana, una prestigiosa manifestazione di cui l’Amministrazione comunale si è fatta promotrice nell’intento di far conoscere l’attuale produzione incisoria nazionale di cui Floris fu un grande maestro. La casa è di frequente sede di incontri culturali e laboratori artistici.
Testo a cura della dott.ssa Laura Melis con il contributo della dott.ssa Lidia Siotto