Chiesa di San Basilio Magno
Risalente all’epoca bizantina e situata in cima all’omonimo monte, la chiesa di San Basilio Magno venne costruita, insieme con il relativo convento, da monaci orientali giunti nell’Isola, la cui devozione al Santo li fece denominare, per l’appunto, “basiliani”. L’antico edificio religioso, di probabile impianto tardogotico come testimoniato dai conci dei portali superstiti, venne forse ricostruito una prima volta nel XV secolo e poi, molto più tardi, nel 1925, data che viene riportata su una lapide (poco leggibile) affissa nell’arco che introduce al presbiterio; al 1998-‘99 risale, invece, il rifacimento del tetto e del manto di copertura. Nel corso del XII secolo il convento venne occupato da monaci benedettini; i francescani provenienti da Oristano, che ne presero il posto alla fine del 1400, abbandonarono il sito in seguito al coinvolgimento nel conflitto tra due importanti famiglie locali e, nella fuga, portarono via con sé un prezioso e venerato crocifisso che attualmente si trova nella basilica di Santa Giusta.
La chiesa, che venne visitata dal Beato Bernardino da Feltre, è situata in un declivio roccioso poco distante dalla punta S’Ascusorgiu, alta 1126 metri e il cui valore panoramico le è valso il nome di “Finestra della Sardegna”. Tutt’intorno all’edificio si trovano numerose querce, sotto la cui ombra si riparano i ruderi di alcune cumbessias, gli alloggi per i fedeli e i pellegrini che vennero costruiti riutilizzando i conci di trachite dell’impianto originario della chiesa e del convento, in seguito al decadimento dall’uso di quest’ultimo.
I prospetti sono semplicemente intonacati, ma la facciata si distingue tuttavia per il piccolo portale sormontato da un arco a sesto acuto collocato alla sinistra dell’asse centrale. Un altro portale, esso pure archiacuto e appartenente all’impianto originario tardo-medievale, si apre nel fianco nord. La pianta è ad aula unica e il presbiterio rettangolare, in cui si trova l’altare canonicamente rivolto a est, è disposto trasversalmente; nella parete di fondo, una lunetta dipinta di azzurro ospita il simulacro del Santo abbigliato alla maniera orientale. Anche gli interni sono di estrema semplicità: la piccola aula è scandita da due archi trasversi a tutto sesto, che sostengono il recente tetto in laterocemento dipinto anch’esso di un tenue celeste, così come nel caso delle piccole acquasantiere in pietra.
Al biennio 2006-2008 risalgono le campagne di scavo in prossimità della chiesetta, nell’area in cui la tradizione situa il convento francescano: sono stati individuati i resti di un edificio con struttura muraria in pietrame legato da malta di fango (gli stipiti degli accessi sono in trachite rossa non locale) costituito da più ambienti comunicanti e comprensivi anche di un grande forno a cupola; dai lavori è risultato che una vena d’acqua sorgiva, che scorreva nella zona, era stata prima convogliata in un canale scavato nella roccia, e poi in una fontana in pietra. Gli scavi hanno anche portato alla luce vari materiali databili a un arco cronologico assai ampio (XV-XX secolo), che testimoniano la continuità della presenza umana nel sito: i reperti consistono soprattutto in frammenti di vasellame da mensa e da cucina di produzione locale o di importazione, ma anche in monete e in tracce di ossidiana che confermano un’antichissima frequentazione della zona già in epoca preistorica.
La festa di san Basilio Magno viene chiama in sardo Qapidanni e ricorre ogni 1 settembre, in corrispondenza con la data che secondo il calendario bizantino, corrispondeva al primo giorno dell’anno. Nel restante periodo la chiesa non è sede di celebrazioni, ma è comunque aperta e visitabile da turisti e pellegrini.
Testo a cura della dott.ssa Cecilia Mariani